La sostenibilità come leva strategica

Essere sostenibili non è più una scelta riservata a poche realtà virtuose: oggi rappresenta una leva strategica per ogni azienda che intenda restare competitiva, attrarre investimenti e garantire continuità nel tempo. Parlare di sostenibilità in azienda significa affrontare una trasformazione che va oltre il marketing ambientale: coinvolge processi interni, modelli produttivi, rapporti con i fornitori, strategie energetiche e rendicontazione.

L’integrazione di criteri ambientali, sociali e di governance (ESG) nelle attività d’impresa viene sempre più spesso richiesta da clienti, istituti di credito, stakeholder istituzionali e persino dalla filiera produttiva. È una tendenza che sta diventando prassi, soprattutto alla luce delle normative europee, delle richieste dei mercati finanziari e delle evoluzioni nei sistemi di procurement. L’obiettivo non è soltanto migliorare l’impatto ambientale, ma strutturare l’azienda per rispondere a criteri di trasparenza e responsabilità.

Si afferma quindi l’importanza di strumenti concreti per rendere visibile l’impegno aziendale. Il bilancio di sostenibilità non è più una prerogativa delle multinazionali, ma uno strumento sempre più diffuso anche nelle medie imprese, soprattutto quelle coinvolte in settori energivori o soggette a vincoli ambientali. Rappresenta uno specchio fedele della sostenibilità interna, ma anche una chiave per il dialogo con il mercato.

Il significato di sostenibilità in azienda

Quando si parla di sostenibilità in azienda, è fondamentale uscire da visioni riduttive che la associano esclusivamente all’ambiente o alla riduzione delle emissioni. La sostenibilità si declina su tre assi principali: ambientale, sociale ed economico-organizzativa. Solo lavorando su tutti e tre questi livelli è possibile parlare di un reale percorso evolutivo.

  • Sul piano ambientale, si lavora sulla riduzione dei consumi energetici, sull’uso efficiente delle risorse naturali, sulla gestione degli scarti e sul ricorso a fonti rinnovabili, anche tramite l’acquisto di energia certificata con Garanzie d’Origine.
  • Sul piano sociale, la sostenibilità riguarda il benessere dei dipendenti, la trasparenza nella catena di fornitura, il rispetto dei diritti e la valorizzazione del capitale umano.
  • A livello economico-organizzativo, significa adottare sistemi di monitoraggio, controllo e rendicontazione che permettano una governance consapevole e orientata al lungo periodo.

Il valore reale della sostenibilità si concretizza nella capacità di integrare questi elementi nella strategia aziendale, costruendo un modello operativo che tenga conto dei rischi ambientali, normativi e reputazionali. È in questa logica che il bilancio di sostenibilità assume un ruolo centrale, poiché consente di quantificare l’impegno e di misurarne i risultati in modo verificabile.

Bilancio di sostenibilità: cos’è e a cosa serve

Il bilancio di sostenibilità è un documento che presenta in forma strutturata le performance ambientali, sociali e di governance di un’azienda. Non va confuso con il bilancio economico-finanziario: mentre quest’ultimo misura profitti, costi e ricavi, il bilancio di sostenibilità rende conto dell’impatto non finanziario dell’attività d’impresa.

In pratica, raccoglie dati su emissioni di CO₂, consumi energetici, utilizzo di risorse idriche, gestione dei rifiuti, ma anche su aspetti come la formazione del personale, la sicurezza, la parità di genere e l’etica nei rapporti commerciali. L’obiettivo è dimostrare, con indicatori chiari e comparabili, in che modo l’impresa contribuisce a uno sviluppo sostenibile.

Sempre più spesso, le aziende scelgono di redigere questo documento seguendo standard internazionali, come le GRI Standards (Global Reporting Initiative), o nel rispetto delle direttive europee come la CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), che sostituirà gradualmente la vecchia NFRD.

Oltre all’obbligo normativo per alcune categorie, il bilancio rappresenta un vantaggio competitivo: serve a comunicare trasparenza, a posizionarsi nel mercato, ad attrarre capitali responsabili e a partecipare a bandi o appalti pubblici che richiedono requisiti ESG. È anche uno strumento di autovalutazione utile per impostare strategie migliorative.

È obbligatorio redigere un bilancio di sostenibilità?

La domanda è legittima: redigere un bilancio di sostenibilità è obbligatorio per tutte le aziende? La risposta dipende da diversi fattori, soprattutto dalle dimensioni, dal settore di attività e dal regime normativo a cui l’azienda è soggetta.

Secondo il D.Lgs. 254/2016, oggi l’obbligo formale è previsto per enti di interesse pubblico (come banche, assicurazioni, società quotate) che abbiano superato determinate soglie:

  • Più di 500 dipendenti
  • Totale attivo di bilancio superiore a 20 milioni di euro
  • Ricavi netti superiori a 40 milioni di euro

A questi si aggiungeranno, nei prossimi anni, moltissime altre aziende con l’entrata in vigore della CSRD, che estende l’obbligo anche a imprese di medie dimensioni e gruppi aziendali con sede o operatività nell’Unione Europea. Fino al 2025 era previsto che l’obbligo si estendesse progressivamente a PMI quotate e imprese con determinate caratteristiche dimensionali. Tuttavia, con la proposta di revisione del 2025, questi criteri potrebbero cambiare sensibilmente. Va inoltre considerato che, a seguito del decreto Omnibus proposto dalla Commissione Europea nel febbraio 2025, le soglie dimensionali e le scadenze previste potrebbero essere modificate, escludendo una parte significativa delle aziende inizialmente coinvolte.

Tuttavia, anche in assenza di obblighi formali, sempre più aziende scelgono volontariamente di dotarsi di un bilancio di sostenibilità per:

  • Ottenere accesso a bandi e finanziamenti pubblici con premialità ESG;
  • Migliorare la propria reputazione verso clienti, fornitori e stakeholder;
  • Prepararsi con anticipo ai futuri adempimenti normativi;
  • Misurare il proprio impatto ambientale per accedere a incentivi legati alla decarbonizzazione.

In questo contesto, la raccolta di dati energetici, la gestione delle emissioni e l’analisi dei processi produttivi diventano fondamentali. Molte aziende scelgono di affidarsi a partner in grado di supportarle sia sul piano tecnico che normativo, attraverso servizi integrati di monitoraggio, diagnosi, reportistica e consulenza, che semplificano l’intero processo.

Novità dal decreto Omnibus: più flessibilità per le PMI

A febbraio 2025 la Commissione Europea ha proposto un aggiornamento significativo alla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), con l’obiettivo di semplificare l’accesso e l’adempimento degli obblighi di sostenibilità, in particolare per le piccole e medie imprese. La proposta, nota come decreto Omnibus, prevede un cambiamento sostanziale delle soglie e delle tempistiche, modificando l’impatto atteso sulle imprese europee.

Secondo il nuovo assetto, gli obblighi di rendicontazione non si applicheranno più alle imprese con oltre 250 dipendenti, ma solo a quelle con almeno 1.000 dipendenti, oltre 50 milioni di euro di fatturato oppure 25 milioni di euro di bilancio attivo. Questo significa che una parte molto ampia delle aziende italiane e comunitarie, precedentemente incluse, potrebbe risultare esonerata da questi obblighi nei prossimi anni.

È stato inoltre proposto un rinvio delle scadenze: le imprese che avrebbero dovuto iniziare a rendicontare tra il 2026 e il 2027 vedranno l’obbligo slittare al 2028, guadagnando tempo prezioso per prepararsi o valutare se continueranno a rientrare nei nuovi parametri.

Per le PMI che intendono redigere un bilancio volontario, sarà disponibile un nuovo standard semplificato (VSME), più leggero e modulato, pensato per ridurre gli oneri burocratici e incentivare l’adozione progressiva di pratiche sostenibili. Anche gli obblighi collegati alla Tassonomia UE saranno rivisti, con una forte riduzione dei modelli di rendicontazione e una maggiore flessibilità nei criteri ambientali da rispettare.

A livello nazionale, l’Italia ha già recepito la CSRD attraverso il Decreto Legislativo 125/2024, ma sarà fondamentale osservare l’evoluzione del quadro europeo prima dell’effettiva entrata in vigore delle modifiche. In ogni caso, le aziende italiane sono chiamate a mantenere un presidio attivo sulla normativa, non solo per obbligo ma anche per strategia: le richieste ESG da parte di clienti, fornitori, fondi e pubbliche amministrazioni continuano infatti a crescere, indipendentemente dal perimetro normativo.

Monitoraggio dei consumi ed emissioni: punto di partenza per il bilancio

Non si può redigere un bilancio di sostenibilità senza prima conoscere in modo dettagliato i propri impatti. Il punto di partenza è sempre la raccolta e l’elaborazione dei dati relativi ai consumi energetici, alle emissioni dirette e indirette, e ai principali indicatori ambientali. Una mappatura accurata consente di costruire una fotografia realistica dell’azienda, evidenziando criticità e potenzialità.

Tra i dati fondamentali, assumono un ruolo centrale:

  • I consumi di energia elettrica e gas naturale per settore, impianto o centro di costo;
  • Il consumo di acqua e le modalità di smaltimento dei rifiuti;
  • Le emissioni di CO₂eq (Scope 1 e Scope 2, e quando possibile Scope 3);
  • Il mix energetico utilizzato e la presenza di fonti rinnovabili.

Per molte imprese, il problema non è solo raccogliere questi dati, ma saperli organizzare in modo utile per la rendicontazione e per le strategie future. È per questo che spesso ci si affida a strumenti di monitoraggio digitale e reportistica automatizzata, che permettono di tenere traccia dell’efficienza in tempo reale e costruire dashboard aggiornate in modo continuo.

Chi supporta le aziende in questi percorsi fornisce anche un vantaggio importante: la possibilità di associare i dati a interventi di ottimizzazione energetica e ambientale già realizzati o da pianificare, valorizzando ogni miglioramento in ottica di rendicontazione.

Servizi e strumenti per una sostenibilità operativa

L’impegno verso la sostenibilità non si esaurisce nella compilazione di un documento. Perché abbia un impatto reale, deve tradursi in azioni operative: efficientamento dei consumi, riduzione degli sprechi, uso consapevole delle risorse, approvvigionamento sostenibile.

Le imprese che intraprendono un percorso strutturato possono contare su servizi e strumenti dedicati, come:

  • Diagnosi energetiche che individuano i punti di criticità e suggeriscono interventi migliorativi;
  • Piani di gestione energetica, con indicatori di performance e strategie di riduzione delle emissioni;
  • Calcolo della carbon footprint aziendale, un requisito sempre più richiesto per accedere a bandi e fondi agevolati;
  • Supporto nella compilazione dei questionari ESG, spesso richiesti da clienti, fornitori e istituti finanziari;
  • Assistenza per rispettare le normative vigenti e le nuove direttive europee.

Chi offre questi servizi, li integra spesso con un sistema di monitoraggio continuo, capace di aggiornare i dati energetici e ambientali mese per mese, facilitando non solo la rendicontazione ma anche la governance strategica.

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AnnoAziende coinvolteObblighiStandard di riferimento
2024Grandi imprese già soggette al D.Lgs. 254/2016Bilancio di sostenibilità secondo CSRD (rendicontazione pubblicata nel 2025)ESRS
2025Imprese con ≥1.000 dipendenti e ≥50 mln € fatturato o ≥25 mln € di bilancioInizio progressivo degli obblighi CSRD (rendicontazione 2026)ESRS
2026PMI quotate ed enti di interesse pubblico di media dimensioneObbligo rinviato al 2028 (secondo decreto Omnibus)ESRS semplificati / VSME
2028PMI, aziende non UE con presenza rilevante in EuropaObbligo pieno secondo nuove soglie; possibilità di standard semplificati o volontari (VSME)ESRS o VSME

Sostenibilità in azienda: esempi concreti e vantaggi pratici

Integrare la sostenibilità nella gestione aziendale non è un atto di filantropia, ma una scelta strategica con ritorni concreti. I benefici toccano aree diverse, dai costi operativi fino alla reputazione sul mercato.

Ecco alcuni vantaggi che le imprese più virtuose stanno già ottenendo:

  • Accesso facilitato a bandi, fondi PNRR, incentivi e agevolazioni, in particolare per interventi energetici;
  • Rating bancario migliore grazie all’integrazione di parametri ESG;
  • Maggiore competitività nei bandi pubblici e nelle gare private, dove il punteggio premiale per la sostenibilità è spesso determinante;
  • Valorizzazione dell’immagine aziendale, soprattutto in settori dove la trasparenza ambientale è un valore differenziante;
  • Fidelizzazione dei clienti e incremento della reputazione nel lungo periodo.

Molti di questi risultati sono legati all’attivazione di percorsi graduali, che cominciano con un’analisi del profilo energetico e proseguono con la definizione di piani d’azione sostenibili. In questo scenario, il supporto di una struttura esterna può garantire continuità, expertise e aggiornamento normativo, elementi chiave per non rimanere indietro.

Visione sostenibile e competitività d’impresa

Guardare alla sostenibilità significa allineare l’azienda con le richieste del presente e le aspettative del futuro. È un processo culturale, prima ancora che tecnologico, che mette in discussione abitudini consolidate e promuove una nuova responsabilità d’impresa.

Avere al proprio fianco un partner che conosce i meccanismi degli incentivi, sa misurare le performance ambientali e affianca l’azienda nell’interpretazione normativa, consente di trasformare un obbligo in opportunità, e di convertire i dati in vantaggi strategici.

Le imprese che sapranno cogliere questa sfida oggi, saranno quelle che domani avranno i margini di manovra per investire, innovare e crescere in modo stabile e sostenibile.

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